2020. Un anno che rischiava di essere ricordato solo per il ghiribizzo della doppia cifra, è invece passato davvero alla storia come l’anno in cui il mondo globalizzato ha affrontato la sua prima pandemia globale. Il film Contagion (2011) e il libro Spillover1 (2012) ci hanno – purtroppo – preso giusto con 8 anni di anticipo.
Sarà compito di storici e scienziati definire tra qualche decennio l’importanza di questo spartiacque. Al momento siamo ancora nell’occhio del ciclone e, benché si parli ormai di campagne di vaccinazione imminenti, sappiamo comunque che l’emergenza Covid ci accompagnerà ancora per diversi mesi.
Mentre ci lasciamo questo sfortunato 2020 alle spalle, quello che però possiamo fare è trarre un bilancio parziale, specie – data la natura del nostro blog – per quanto riguarda il digitale.
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Il giusto modo per dire addio al 2020. Grazie, Last Week Tonight
Indice
L’impatto del Covid sulle imprese: le rilevazioni Istat
Il primo lockdown: marzo-maggio
Tra riapertura e seconda ondata: giugno-ottobre
L’avanzamento della trasformazione digitale
L’impatto del Covid sulle imprese: le rilevazioni Istat
Cominciamo col dare un’occhiata a che cosa ha significato la crisi del Coronavirus per le attività economiche.
Uno spaccato dettagliato dell’impatto generale del Covid sulle imprese ci arriva dal caro vecchio Istituto Nazionale di Statistica – o Istat, per gli amici.
L’Istat si è infatti cimentata in ben due rilevazioni sull’impatto del Covid (Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19), rispettivamente a maggio – dopo la riapertura – e a ottobre-novembre – con la montante seconda ondata.
Le indagini, effettuate su un campione rappresentativo di 90.000 imprese in tutta Italia, hanno rilevato dati molto significativi.
Il primo lockdown: marzo-maggio
durante il lockdown il 45% delle aziende ha sospeso del tutto la propria attività 2
Stando al primo report Istat, tra 9 marzo e 4 maggio – durante il lockdown totale – infatti, ben il 45% delle aziende ha sospeso del tutto la propria attività, e in particolar misura le micro- (48,7%) e piccole imprese (32,7%).2
I settori più interessati dalla sospensione delle attività sono stati quelli afferenti a costruzioni e soprattutto servizi.
Hanno infatti abbassato la serranda – tra 9 marzo e 4 maggio – il 95,6% delle agenzie di viaggio, il 91,6% delle aziende operanti nel settore creativo-artistico, l’87,2% di quelle operanti nello sport e l’83,5% di quelle della cultura. Alte percentuali di chiusure sono state riscontrate anche tra i servizi alla persona (80,9%), nel comparto alberghiero (79,2%), della ristorazione (76,8%) e dell’istruzione (71,7%).2
Durante il lockdown è invece rimasto sempre aperto il 46,7% delle aziende operanti nel commercio, e più di una su due nel caso del commercio al dettaglio (52,4%).2
Riduzioni di fatturato rispetto allo stesso periodo
il 14,6% delle aziende ha dichiarato fatturato nullo per i mesi di marzo-aprile 2
A fronte di queste percentuali sorprendono poco i dati relativi al fatturato per i mesi marzo-aprile. Più di un’azienda su tre (41,4%) ha infatti riscontrato un calo superiore al 50% del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre il 27,1% riporta perdite tra il 10% e 50%. Dichiara fatturato nullo ben il 14,6% delle aziende.2
Solo alcune aziende (5% del totale) hanno riscontrato un aumento del fatturato, la maggior parte delle quali appartenenti al settore del commercio (dove il dato è tocca il 9,8%). In crescita il fatturato per il 23,8% delle attività operanti nel settore telecomunicazioni e – non sorprende – per il 28% delle aziende operanti nell’industria farmaceutica.2
Tra riapertura e seconda ondata: giugno-ottobre
tra giugno e ottobre il 68,4% delle attività ha riportato una riduzione del fatturato 3
La riapertura e l’adozione di pratiche, strumenti e abitudini per la convivenza con il virus hanno naturalmente portato ad generale miglioramento dei dati.
Dalla seconda rilevazione Istat appare che, fortunatamente, la stragrande maggioranza delle attività ha riaperto i battenti, o del tutto (69,9%) o in maniera parziale, con limiti relativi agli orari di servizio o all’accesso alla clientela (23,9%).3
La difficile convivenza con il Covid
Ciononostante, stando all’Istat il 68,4% delle attività riporta comunque una riduzione del fatturato rispetto all’anno precedente, sebbene meno grave rispetto al periodo del lockdown.3
Il 45,6% delle aziende segnala un calo del 10%-50%, e il 9,2% riporta perdite inferiori al 10%. La quota di aziende con fatturato più che dimezzato invece si contrae dal 41,4% di marzo-aprile al 13,6% del periodo giugno-ottobre, e si riduce all’1,9% la percentuale delle aziende con fatturato nullo.3
Alcuni comparti continuano purtroppo ad essere particolarmente colpiti nel post lockdown primaverile.
Nel settore viaggi, l’88% degli operatori riporta cali superiori al 50% o assenza totale di fatturato. Nella ristorazione, più di un quarto (26,7%) delle attività accusa perdite superiori alla metà, mentre il 43,5% delle aziende del settore alberghiero riporta un fatturato nullo o ridotto di più della metà. Accusano cali superiori alla media anche il mondo del cinema, della musica, dello sport, dell’intrattenimento, del noleggio e dell’ istruzione.3
Scarsa fiducia nell’inizio del 2021
il 22,6% delle aziende prevede un ulteriore peggioramento del fatturato rispetto a a giugno-ottobre 3
Non stupisce, a fronte a questi dati, che il 61,5% delle aziende del campione preveda un calo del fatturato nel trimestre dicembre 2020 – febbraio 2021.3
Un’azienda su due si aspetta per i prossimi mesi un andamento simile a quello del periodo giugno-ottobre, mentre il 22,6% prevede un peggioramento. Valore che sale al 42,1% nel comparto alberghiero, al 31,9% nella ristorazione e al 35,8% nel settore viaggi.3
E certo non si può dire – non è nostro compito entrare nel merito politico e epidemiologico – che la poca chiarezza che regna attorno alle misure anti-contagio aiuti o abbia aiutato in questo senso.
L’avanzamento della trasformazione digitale
Zoom ha riportato una crescita del 307% del proprio volume di affari 4
Dalle indagini Istat arrivano dati molto interessanti anche per ciò che riguarda il digitale. Negli scorsi 10 mesi, tecnologie informatiche e rete si sono infatti trovate a giocare un ruolo di primo piano per assicurare il contatto umano, limitando quello fisico.
Ad esempio, non dovrebbe sorprendere nessuno sapere che Zoom – proprietaria dell’omonimo software di videochiamate – abbia riportato una crescita del 307% del proprio volume di affari tra 2019 e 2020 per il periodo febbraio-ottobre.4 O che nel solo mese di marzo 2020 il traffico internet in Italia sia aumentato del 60%.5
Vediamo dunque cosa è cambiato in questi mesi.
Lo Smart Working
nel bimestre settembre-ottobre 2020 quasi una persona su tre (29,6%) era in smart working 3
Iniziamo con una delle grandi novità portate da questa situazione: lo smart working (tema che, per altro, abbiamo già affrontato in passato).
A gennaio e febbraio, il termine smart working poteva ancora sembrare solo un mantra da Toyotismo e da lean manufacturing: infatti solo un lavoratore su 100 svolgeva il proprio lavoro in modalità a distanza.3
Tra marzo e aprile invece la quota di personale in smart working è balzata dall’1,2% all’ 8,8%, con un picco – naturalmente – del 48,8% nel comparto ICT, che per ovvi motivi era più adatto a recepire la novità.3
Dopo un leggero calo a maggio (5,3%), per effetto della riapertura, nel periodo settembre-ottobre il ricorso generale allo smart working è cresciuto ancora toccando quota una persona su tre (29,6%) in telelavoro.3
E in prospettiva, considerando che il Covid ci accompagnerà ancora per diversi mesi, si prevede che la percentuale di personale in smart working crescerà ancora entro fine dicembre, toccando quota 36,6%, e rimanendo stabile nei primi mesi del 2021 (33,7% gennaio-marzo).3
Vecchi e nuovi strumenti di comunicazione digitale
un’azienda su cinque (21,6%) ha usato strumenti come newsletter e webinar per rimanere in contatto con i clienti 3
Particolarmente interessanti anche i dati relativi all’adozione di strumenti digitali per esigenze comunicative.
Come era facile aspettarsi, l’utilizzo della banda larga tra le aziende è aumentato del 12%, toccando nello specifico quota 58,2% per la fibra ottica e 53,7% per la rete mobile.3
Il ricorso alle videoconferenze è esploso – cfr. la sopra citata crescita astronomica di Zoom – con un incremento del 20%, mentre l’offerta di newsletter, webinar e corsi da parte delle aziende è aumentata del 13,5%: un’azienda su cinque usa newsletter e webinar per rimanere in contatto con i propri clienti.3
Nuova importanza è stata data alla vetrina per eccellenza: il sito web.
Il ricorso al sito come strumento di primo contatto con i clienti è aumentato di 12 punti percentuali, passando dal 40,7% al 53%. Contemporaneamente, un ulteriore 12,6% di aziende ha deciso di investire per la sua ottimizzazione in chiave SEO (acronimo di Search Engine Optimization).3
Aumentato sensibilmente – e ce ne siamo accorti tutti – anche l’utilizzo di Social tra le aziende, che ha toccato quota 39,2% con un aumento di 17 punti rispetto al periodo pre-Covid.3
Canali di vendita digitale
è quasi raddoppiata (da 9,2 a 17,4%) la percentuale di aziende che vendono beni attraverso E-Commerce 3
I dati che abbiamo appena visto fanno il paio con quelli relativi all’utilizzo di strumenti di vendita digitale.
Se, prima della pandemia, solo il 15,7% delle attività utilizzava le E-Mail come strumento per le proposizioni commerciali, la percentuale nel post-Covid è quasi raddoppiata, sfiorando quota 30 (27,8% di aziende).3
Quasi raddoppiata anche la percentuale di attività in Italia che vendono beni attraverso i portali E-Commerce. Se prima di Marzo 2020 l’E-Commerce era utilizzato solo dal 9,2% delle aziende, dopo il Covid l’utilizzo dell’E-Commerce ha fatto un significativo balzo in avanti, toccando quota 17,4%.3
Nel complesso, stando all’Istat, più di un terzo (36,2%),del fatturato delle aziende italiane nel 2020 proviene dai canali digitali, con Mail (18,2%) e E-Commerce (15,5%) che giocano indiscutibilmente la parte del leone.3
È difficile dire come cambieranno le cose nei prossimi mesi e anni. Se certamente, con il progressivo risolversi della pandemia, è probabile (e c’è da augurarsi) che tante cose tornino alla normalità (occupazione, fatturati, indicatori macroeconomici), altre cose secondo noi cambieranno per sempre.
Smart Working e formazione a distanza, sebbene siano destinati ad una contrazione con il ritorno alla normalità, si sono indiscutibilmente conquistati una dignità paragonabile a quella del lavoro e dell’insegnamento in presenza.
Allo stesso modo, difficilmente il mondo degli affari tornerà indietro, ora che motori di ricerca, social, E-Commerce, E-Mail hanno schiuso le porte di nuovi mercati.
Sarà perciò fondamentale dotarsi degli strumenti giusti per cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie digitali.
E anche qui i dati parlano chiaro.
Mentre ci lasciamo questo anomalo 2020 alle spalle e visto che ti piacciono i dati, potresti dare un’occhiata ai trend più importanti per i prossimi anni, in particolare la crescita prevista per la Sales & Marketing Automation.
Abbiamo condensato i dati fondamentali in un agile report con 8 grafici su passato, presente e soprattutto futuro della Sales & Marketing Automation.
Puoi scaricarli qui sotto con un click!
1 Quammen D., Spillover. L’evoluzione delle pandemie, Adelphi, 2014
2 Istat, Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19, 15 giugno 2020
3 Istat, Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19, 14 dicembre 2020
4 Zoom Video Communications Inc., Quarterly report which provides a continuing view of a company’s financial position, 4 dicembre 2020
5 Casaleggio Associati, E-Commerce in Italia 2020. Vendere online ai tempi del Coronavirus, 2020
Immagine di copertina: Claveirole T., Abacus, 2007 licenza CC BY-SA 2.0